IL DISGUSTO DI BOINE
A centenario della morte di
Giovanni Boine, il 16 maggio 2017, forse sarebbe il caso, in un
Post-Libro, in qualche post-pagina da aggiungere ad “Agonia”, a “il ceppo
inutile del male”, ai giorni in cui fu lasciato solo e morente dagli esimi
conoscenti poeti e da chi diceva di amarlo!, che provò,... di evocare, mi dico
e scrivo, per i tempi presenti, quando immagino, penso, presumo, molto temo,
eccome s elo temo!, alcuni intellettuali e poeti, in cerca di legittimazione
curandolo in incontri e interpretazioni in rete,… di materializzare, diciamo
proprio così, il suo DISGUSTO, la sua NAUSEA, il suo RIBREZZO, la sua
totale avversione fino a morirne verso i gruppi intellettuali che modellano la
poesia come la creta per ricavarci modellini di possibili statue, di là da
scolpire, dominanti poi la città della letteratura italiana.
È lo stesso Giovanni Boine, in
una lettera a se stesso, più che lettera un frammento frantumato più d’un
nocciolo d’oliva in frantoio che olio più un dà., a ricordare, con nausea,
questa prassi da, come li chiama lui, “scultori del fiato d’altri”.
Caro BOINE SANO, ora che stai
morendo, non pianteresti un pugno nel grugno a giugno, se tu ci arrivassi, a
chi vorrebbe inserirti nel modellino in creta, te, come altri poeti, per futura
statua ciclopica che mai, essendo scultori mediocri, realizzeranno?
affinché essa statua domini il panorama letterario italiano e porti nome
altisonante più dei poeti scolpiti dello scultore indefesso?
BOINE MALATO si rispose
mentalmente, non aveva più la forza di ridacchiare, né di alzare un pugno
chiuso verso chicchessia. Una pedata nel fondoschiena, di punta, pensò, do e
darei, a questi scultori e ai loro seguaci, ce ne sono ce ne sono nelle
patrie lettere, vil razza dannata e malcreata di lacchè in livrea!
Lascio ogni mio scritto
accidentato, pensò. Non pubblicato. Anche per questo. Per non aver niente
a che fare con questi modellatori del mio fiato. Che va al Nulla o a Dio non
so!
Modellatori, come Alessandro
Casati, che se ne sta giulivo in giro col suo cerchio di pensatori e
poeti e scrittori e artisti, dimenticando questo scemo che gli scrisse
lettere e lettere e che la sua opera confidava, come il mio corpo malato e
morente, proteggesse.
Se avessi ancora tempo scriverei
un’opera sul disgusto, sula nausea sul ribrezzo verso chi amministra o crede di
amministrare la poesia. E invece c’è soltanto questa lettera mentale da Poeta
Malato a Poeta Sanoche fui.
Ma anche questo è un bel BOTTO!
L’ULTIMO. E il PLAUSO lo riservo a me che muoio innocente nella mia crudeltà e,
anche se è da ridere a pensarlo, SANO tra tanti corpi corrotti dall’ambizione
della carriera letteraria e scultorea. Malati verso gli altri e verso se
stessi. Pensando d'esser sanissimi in lor testa ragionante e raziocinante come
uno scalpello che picchia nell'acqua che scorre!
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