mercoledì 6 maggio 2020

Claudio Di Scalzo detto Accio: Con Giovanni Boine non valgon moine. Individualista apre verso il mondo pista





Accio: Giovanni Boine Muore





Claudio Di Scalzo detto Accio

CON BOINE NON VALGON MOINE

Individualista apre verso il mondo pista


Ir centenario della morte, di Giovanni Boine, il 16 maggio 2017, è passato da tempo come quarche goccia d’acqua sui vetri d’una finestra chiusa. Se alla finestra sostituisci la tomba che ir poeta à ner cimitero di Porto Maurizio gliè l’istesso.

‘Ommemorazioni che passano senza lascià traccia. Poi tutto torna ‘ome prima o quasi. Gli universitari con cattedra che si dediano a Boine ‘ontinuano i loro studi filologici ermeneutici che vanno  a finì su dispense per studenti spillate, nun c’è più saggistia per poeti detti Minori e poa anche per i Maggiori; e tutto sommato sono, seondo mé i più seri e necessari a stà d’intorno all’autore; mentre la rassamaglia dei cultori di Boine, passato ir centenerario, duve han scorpito lor cognomi in quarche incontro alla ‘arbonara, e doppo avello usato i mesi prima per dassi ròlo di interpreti e interpretesse, su quarche brogghe dedito ad evoà l’ectoplasma dei defunti poeti per appicciacci addosso quarche teoria più nera della ‘aligine e avenne visibilità per fotina col trapassato, nun sanno più che fassene o nun possono aggiunge niente a quanto àn ‘oncionato, perché ir dilettante più di tanto nun po’ andà avante.

Quello che per me è GIOVANNI BOINE nun m’interessa fallo sapé in quarche consesso intellettuale. Ma siccome sono scemo ò fatto la scemata di scrivine e pubbrià un libro - dimmi te se doppo una vita di frequentazioni col mi' Boine duvevo mette in piazza la nostra compricità, maliditto-mé - con artra persona che scrive sur ‘Arteggio mentre io mi misi a sta’ sotto lo stendardo der reggimento in riga e rompendo le righe ermeneutìe sovra i DISCORSI MILITARI. Per fortuna anco esto pasticcio è stato quasi der tutto inghiottito dar Webbe Buo Nero. 

E se quarcuno mi cerca ‘ome gliè già successo basta che dia che sono un omonimo dell’incauto saggista, istesso mi chiamo Claudio Di Scalzo, ma vo in giro cor soprannome Accio, fo in pensione ir ‘amionista al nero e pesco orate e pianto pomodori ar ‘ampo alla Barra. Di critia nun me ne intendo, dio ar telefono a chi mi cerca incautamente, e con Boine ò pòo in ‘omune sarvo che nel 2017 se lui moriva per ir sangue sputato dai pormoni io quasi morivo per ir sangue che m’usciva dar naso. Ma poi ir mi’ amore, che porta ir nomignolo di ‘Ardellino, m’è venuta a sarvà. E seppure di belle lettere e bòna musìa non somiglia né alle Aleramo né alle intellettuali amanti che fecero dannà ir Boine tìsio. E nemmeno alla popolana che un po’ l’esaltava un po’ lo martirizzava ‘ome la Gorliero. A vorte chi si dèdia a Boine, m'è dato d'intende, e ne scrive, poi vorèbbe somiglià alle su' donne. In sedicesimo. Ma gliè isterismo vano.

Epperò in tempi di Virusse ir Boine m’à tenuto ‘ompagnia. Lo fa da ando avevo ventanni. È un amio un congiunto uno di ‘asa. Va e viene come gli pare e s’intende con Lalo mi Pa’ la sarta Nada cor Pazzo mi’ amio barbiere con Karoline Knabberchen la tragia figura svizzera fidanzata di Fabio Nardi. Le ombre protettive delle mi' spalle. Ir ‘Ardellino lo sa e rispetta le mi’ frequentazioni ‘ome necessarie. E se pure legge lei Boine lo fa con la deliatezza con cui sòna Debussy per sé. Nun à bisogno di fallo sapé ar mondo ‘ulturale o di mettilo tra me e lei per avenne viatìo o benedizione.




Accio: Giovanni Boine sano legge i su' appunti





Giovanni Boine è uno ch’è sempre stato solo. Partiamo da qui!
La solitudine in casa caratterizza la sua vita. Il Carteggio immenso che custodisce i suoi scambi col mondo culturale dell’epoca è un enorme spesso inutile gonfio pallone aerostatico con il quale volava sui gruppi intellettuali dell’epoca. Ma era solo nel cestello sottostante. E tanto più negli anni del male mortale. Della Tisi. Anche col web oggi e le tecnologie da almeno venti anni un soggetto può scambiarsi con altri con altre ma restare solo. La vera vita di Boine era sulla spiaggia tra le barche di Porto Maurizio tra gli ulivi delle colline e, secondo me, tra le cosce popolane della Gorliero.

Questo ce l’ho in comune con il poeta e saggista. Mi son scambiato via webbe, per venti anni, a vorte con persone gestendo siti e blog e L’Olandese Volante (2011 - 9 gennaio 2017). Ma son stato solo. Per scelta. Per postura cerebrale e mentale. La mi’ vita s’è svolta altrove. All’intellettuale o poeta o poetessa o studiosa potevo anche scrive e-mail o telefonà; ma il reale l’ò vissuto (e ora ir tempo stringe ed è poo)  con la gente popolana di Vecchiano o alpina con chi incontravo ne’ mi’ viaggi per l’Italia per l’Europa, e con le donne amate con cui ò viaggiato.  

Giovanni Boine in politica è un Rivoluzionario Conservatore. Sennò non avrebbe scritto i DISCORSI MILITARI. L’unìo di esta razza in Italia. Di più ci stanno in Germania.

Ir nocciolo e la polpa attorno der su scrive sta in bona parte nel suo eccentrio epperò meditato Spiritualismo. Misticismo. Ner cristianesimo da sdommatizzà per trovà quanto ner dogma c’è da vivici e lì campà tenendo sur groppone soma.  

Quarche scritto è embrematio di esto procede. Ma che rivela che se Boine fu scisso tra salute e malattia lo sarà sempre anche tra due poli quando scrive di Fede. Vive sballottato tra opposti. Sta dalle parte delle Carmelitane parigine in esilio nel Belgio per sfuggire alle vessazioni ai terrori dei rivoluzionari parigini ma poi giustifica le scelte di Calvino che nel suo rigore inquisitorio in materia di Fede giunge a imporre la morte ai fedeli che non sanno operare nel giusto senza guida rigida: disposta pure a spegnere vita in chi non opera rigorosamente.

Probabile che Boine sapendosi anarcoide poco portato alla coerenza, umorale, furente su sciocchezze, sentisse necessario, psicologicamente, di stassene inquadrato in qualche rigidità detta perenne fede. Infatti dice di sé: “Vasta tumultuarietà di sentimento e per contro, quasi a schermo, bisogno e sforzo di correttezza logica di rigidità morale” (in La Città)

Eppertanto andà a travagliallo saggistiamente in queste contraddizioni, per interpretallo, è giòo troppo facile. Di siuro il marxismo o la critia di sinistra solita à gioato soprattutto in esta fessura che slabbra e unisce ir su’ doppio esiste. Ma anco i ‘ultori d’ogni mìstia der subrime letérario, fino ad apparentallo al Floresnskij vittima dei biechi ‘omunisti, è una ‘antonata idiota. Perché viene espunto l’aspetto che in Boine c’è di rivoluzionario estremo individualista. Contro la Vita ‘ome sola Cultura e Spirito.

Io non ho forza strumenti intelletto per tirà fori Boine da esta morza ermeneutìa cristallizzata, con quarche saggio epoale, ma con l’Ombra casalinga di Boine ci vivo in artra manèra. E mi basta e avanza.

S’è spiritualista, Boine che non necessita di Moine, il suo essere rima con individualista. Non c’è in tutta la letteratura del Novecento italiano uno più individualista di lui. Ovvio che tira a sé le filosofie dove l’individuo, il Singolo, è perno.
E mentre fa l’individualista, ‘osa che me lo rende amio e simpatio, tira fòri furori nervose polemie alla Cyrano, che lo rendon tipo da prende ‘on le molle; uno che non si po’ intruppà, anche se bazzìa i movimenti dell’epoa da LaVoce a Rinnovamento. Resta un ramo storto: un - lo voglio proprio rimarcà - Boinaccio. Nella Cultura italiana è ir primo a meritassi questo illustre peggiorativo in ACCIO. BOINACCIO.

L’autore di Porto Maurizio, parecchio GLOCALE, cioè locale ligure e globale, non solo italiano ma europeo, si basa sulla Individualità. Essa, tanto più in Religione, figurati in politica o letteratura, è divisa da tutti. Se ciò è vero, e per lui lo è, le declinazioni da trarre si impongono come lo schizzo della fontana nutre le labbra assetate. Fatto naturale e spirituale.

L’essere singolare non può comunicare sé stesso più di tanto, poinino insomma, e tutto deve a sé soltanto.

Di botto, di colpo, inutile star lì a elencare fonti rivelate o segrete che han macerato tale singolarità, la sua per certo, e monologa: son stato modellato ovvio, ma la mia singolarità, ne fa grumo a sé. E così sto. Non posso fa diversamente. Se vi sta bene è così e sennò tanti saluti. Ecco perché legge e tiene sulla spalliera del letto San Giovanni della Croce, definito “Aristocratico dell’ascesi”.

Eccola lì la parola. Aristocratico. Boine è aristocratico anche con le giacche sdrucite e i soldi mancanti per pagassi le medicine o una cena. Lo posa in questa classe spirituale la sua ascesi reale di vita e come intende l’amore e la letteratura.

Non è da tutti poté esse ‘osì. Ir prezzo da pagà è la solitudine, l’individualità che va verso la possibile malattia, da vive sempre solo, e qualche catastrofe nei rapporti. Anche d’amore. Prezzo troppo alto per altri poeti e intellettuali in giro. Boine va invece all’estremo. Non è un caso si mòva claudicante malato con accosto l’ombra curva di Kierkegaard.

L’angoscia zampetta tra le barche e tra gli ulivi. Anche se è lo spettacolo più bello che possa vedere. Riferisce ne L’Ignoto.








La distanza enorme tra Dio e l’Uomo, però, scrive Boine, non riguarda solo i mistici o i colti, no, no!, lo dice anco San Giovanni della Croce, riguarda tutti. Ecco bell’è dato ir colpo a tutti i mistici in giro anco oggi da sito-web o da paroline sui social. Boine individualista sta nella massa nell’insieme delle anime che ha attorno. Non può comunicare come vorrebbe, nessuno può farlo, ma ha cari gli individui della città che vede in porto che sa intenti a potare ulivi. Il suo socialismo conservatore sta qui. Dio col suo silenzio lo unisce agli altri più di ogni concezione della dialettica marxista o di qualche teoria idealistica letteraria.

Che Giovanni Boine sia adatto al tempo del COVID 19 a sta 'on mé ner ‘ascinale di Vecchiano ordunque nun sorprenda. E chi volesse fa’ artrettanto basta ‘ompri quarche su libro. Tutti editi a posteriori. Salvo i Discorsi Militari.

Sia però chiaro che non aspiro a insegnà ‘ome va letto Boine o a scambiammi su 'ome usanne la presenza nella ‘urtura o anco sempricemente per appartené ad un crubbe di amici der poeta tisìo... ognuno faccia per sé che a come sta’ con Boine ci penso da mé!



...CONTINUA