giovedì 6 aprile 2017

Claudio Di Scalzo: Dai Frantumi di Giovanni Boine, il numero 20. Opere scelte


CDS: "Giovanni Boine malato di Tisi" - Aprile 2017

Tecnica mista su cartone 30 x 40


POST-LIBRO GIOVANNI BOINE




Claudio Di Scalzo

(a Sara Cardellino)

DAI FRANTUMI DI GIOVANNI BOINE: IL NUMERO 20

Davanti al camino con Boine nell’Intemporaneo di fiamma e ricordo



Quando la sera rincaso e mi seggo all’acceso camino, fuori la valle è grigiume di nebbia e notturna opacità,. Non esiste il passato. Che mai è il ricordo?


Proviamo verso questo frammento numero venti che potrebbe spaccarci denti i dentini ermeneutici delle nostre solitarie preci. Ahi Eh Ahi. Mi sostengo con il Penderecki di “Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo secondo S. Luca”.

Fra poco è Pasqua. E son qui la sera anch’io col camino acceso, a Vecchiano,  e fuori la notturna opacità mi tien lontano dalla città. Anche perché mimà sta male. E io ho qualche chiodo  addosso pur’io. Speriamo di risorgere. Se mi gioco un poco  questo foco col ricordo della passione di Cristo di quella di Boine e di tutti quelli come me, pochi, che alla letteratura danno il compito di condurli nello “Intemporaneo”.

Il grigiume di Boine oggi sono le velocità telematiche che sconquassano il flusso del tempo cosicché gingilliamo frammenti di passato nell’eterogeneità anche con le parole del Cristo morto e risorto. Come dargli torto a chi ogni valenza del letterario ha sepolto? Che potrei essere io accanto al camino che mi vide bambino  e che ora da grande verso la vecchiaia accudisco un'anziana donna malata. Fa sempre capolino Moretti coi suoi crepuscolari mortaretti. 

Il passato non esiste più. Dice Boine coi piedi al caldo  e il petto al freddo tisico. Ma se non c’è passato e oggi né presente né futuro, perché il soggetto  sta separato dall’oggetto, anche dalla fiamma come dal grigiume molle, e il tris temporale coincide in uno... che succede nell’intervallo tra la vita frammento e la visualità d’essa. Qui la fiamma per me la fiamma qui la nebbia per me la pioggia fitta qui la notturna opacità qui la notturna chiassosa pisanità. Eccola qua, eccola qui, di mercoledì, la carbonella del Frantumato numero 20 per sta' data misto dannata; il ricordo caro poeta morto a maggio del 1917 oggi la visualità, la continuità visuale, a cui siamo condannati, sarchia contigua allo spazio che frantuma il tempo del singolo e lo riunifica soltanto sullo schermo di un i.Phone.

L’illusione mia soggettiva d’intendere Giovanni Boine è la parcellizzazione paradossale di un tempo che me lo stabilisce l’informatica. Fiamma d’oggi scrittura automatica di un non-mondo da non-ricordare da non-snebbiare.

Pensare che la poesia in questa latitudine possa tornare ad essere gestita dai sensi, dai piedi che si scaldano, dai polmoni che tossiscono in un ricordo materializzato  forma di versi, è, semplicemente, da illusi. O da poeticanti sempre un po' affranti. Almeno Boine era virile in sua morte di petto e di letteratura. E pur'io non m'inginocchio a sta vita di paesana sarchiatura senza tempo.  

Il bricolage dei ricordi al massimo forma le suppellettili per un Teatro della Memoria dove la rappresentazione non ha più l’uomo. Né il poeta morto Boine né il vecchainese che accudisce la madre, né qualsiasi  Altro che fra qualche anno entrerà in questa stanza.

A menoché la drammaturgia di questa non-morte non ritorni come un linguaggio quasi adamitico, che potrebbe essere una frase boiata, una scemenza spettrale che non spaventa più nessuno. Oppure un atto mistico da Oltre-Croce. 

L’originario della ferita che porta Resurrezione. Ma bisogna morire nell’agonia. Boine lo fece, e tu che mi leggi? Te la senti di andare verso l’agonia e l’inutile ceppo del male per ritrovare un camino acceso che ti parli con i ricordi? O ti accontenti come Pendercki e la sua legnosissima e spropositata partitura di tornare alle ambientazioni sonore preformate, con gli echi dell’antica musica liturgica, aroma d’ogni misticismo?

Chi immagina di tornare all’antico canta ma è afono, e se ne sta nell'inerzia catodica scambiata per danza linguistica.

Comprendere questo maggio in cui Boine muore impone accettare che tra linguaggio e realtà, ogni camino accesso ogni ricordo d’esso!, c’è uno scarto irriducibile, incolmabile a un sistema di idee che propone l’origine della creazione poetica. La cappa del camino di Boine fa fumo e il mio non lo fa perché l’ho pensato acceso ma non lo è.


E questo è un tassello della mia pensosità senza età. Dedicata a Giovanni Boine.





Penderecki - Utrenja I: The Entombment of Christ (1970)


  https://www.youtube.com/watch?v=lNlI16lhYIA



... CONTINUA








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